Storia della forchetta (e buone maniere)

Non si può parlare del “mangiare con educazione” senza nominare l’indispensabile strumento del galateo a tavola: la forchetta! Eppure non sempre nella storia anche i signori più “educati”, si sono serviti di essa. 

La regina delle posate nasce in Oriente, e precisamente a Costantinopoli, all’inizio del medioevo. I romani infatti, anche nei banchetti più fastosi, portavano “graziosamente” le mani dal piatto alla bocca e viceversa… Del resto il piatto era stato accuratamente preparato da una figura particolare, il “trinciante”. Si trattava di una persona incaricata di suddividere le porzioni nei piatti, soprattutto le porzioni di carne, e di prepararle affinché fosse comodo acchiappare i bocconi con la punta delle dita. Nel medioevo poi, gli uomini in particolare adoperavano il coltello che portavano appeso alla cintura e che serviva per difendersi, minacciare il nemico e… Mangiare!

Fu alla corte del Doge di Venezia, in continuo contatto con la corte di Costantinopoli, che per la prima volta vennero usate quelle che nelle fonti che descrivono i banchetti dell’epoca sono dette fascinuli aurei atque bidentes (le prime forchette infatti hanno solo due punte). Quest’usanza viene denigrata dal resto d’Europa come ostentazione e effeminatezza.

Ben presto alcuni però cominciarono ad accorgersi che la forchetta era incredibilmente utile per il consumo delle pietanze favorite dagli italiani tra la fine del medioevo e l’inizio dell’età moderna: le insalate e la pasta. Anzi, un’antica tradizione ci dice che la forchetta con i 4 rebbi (i 4 “denti”), fu inventata da tale Gennaro Spadaccino, cuoco partenopeo, per arravugliare più agevolmente gli spaghetti. L’introduzione della forchetta nelle tavole d’occidente è in ogni caso sicuramente uno dei tanti primati italiani nel campo della cucina: Caterina de’ Medici nel 1547 sposa il Delfino di Francia, il futuro Enrico II, e trasferendosi in Francia porta con sé tutta la tradizione culinaria italiana, uso della forchetta compreso.

Dalla corte del Doge nella Venezia del Medioevo, infatti, la forchetta si era diffusa prima nelle tavole dei banchieri e dei mercanti che spesso prendevano parte ai suoi ricevimenti, e poi, come status symbol e per innegabile praticità ed igiene, anche tra le classi “borghesi”. Tutto ciò avviene prima in Italia, perché come abbiamo detto, era il modo più pratico per mangiare i maccheroni, gli spaghetti, e soprattutto le insalate, che i nostri antenati non si facevano mai mancare (scopri di più sulle erbe aromatiche).

Che la forchetta sia legata al tipo di cibo lo dimostra il fatto che nel ‘600, un tale Thomas Coryat, gentiluomo inglese, aveva tentato di introdurre in patria questa buona pratica alimentare che aveva conosciuto in un viaggio nel Bel Paese: ebbe però scarsa fortuna, dato l’uso preponderante della carne arrostita nella dieta inglese, che veniva spolpata con le mani, tanto che questo tentativo gli valse l’appellativo di furciferis, che significa sia “portatore di forchetta”, che “iettatore”.

Del resto perfino Luigi XIV, Re Sole, forse a causa della sua dieta preferita a base di carni e polli trovava disdicevole l’uso della forchetta… Preferendo un contatto più diretto con il cibo!

Anche il più piccolo oggetto d’uso quotidiano può portare con sé una storia antica e ricca di aneddoti, che è soprattutto la storia degli uomini che se ne sono adoperati: questa è una delle meravigliose qualità delle tradizioni e del passato del nostro bellissimo Paese.

A cura di Nadia Barone, archeologa

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